La rinuncia alle cure è un problema diffuso.
La causa sono le lunghe liste d’attesa e le difficoltà economiche.
Detto in questi termini sembra la scoperta dell’acqua calda, ma quando si si vede una persona che rinuncia a sottoporsi a degli esami diagnostici perché non può pagare la sensazione di fastidio verso il sistema e chi lo amministra diventa rabbia.
Sono da poco trascorse le 8 del mattino e la gente è in coda in attesa dei prelievi in un laboratorio privato convenzionato della zona.
Nonostante sia fuori mano, è frequentato anche da utenti di Macomer e del Marghine.
Un uomo di Macomer attorno ai 40 anni si presenta allo sportello del ticket. Gli spiegano che deve pagare le prestazioni, totale più di 600 euro.
Il motivo per cui certi esami sono a totale carico dell’utenza non si conosce. All’ingresso un comunicato informa l’utenza: «Si comunica che a causa del superamento del budget assegnato dalla Regione, a partire dal 1 aprile, tutti i sabati non si potranno erogare prestazioni in regime di esenzione ma solo a pagamento».
Poi prosegue «Fino a nuova comunicazione e dal giorno 10 di ogni mese non si potranno più erogare prestazioni in regime di esenzione ma solo a pagamento, fino a nuova comunicazione. Si esprime tutto il rammarico per il grave disagio involontariamente creato e si assicura la massima disponibilità. Vi proponiamo dei pacchetti che permettono di risparmiare sulla spesa delle analisi».
Tra gli esami prescritti all’utente di Macomer c’era anche l’analisi delle feci, che fornisce informazioni utili alla diagnosi di malattie del tratto digerente, come infezioni, patologie croniche e soprattutto cancro dell’intestino.
Di fronte al costo l’utente di Macomer ha rinunciato.
Non si sa per quale motivo si sia rivolto al laboratorio convenzionato. Probabilmente la struttura pubblica non dava risposte in termini e tempi accettabili. In una sanità malata e inefficiente la soluzione è la struttura privata, ma in Sardegna costa troppo e chi non può pagare rinuncia. Vedere una persona rinunciare alle cure è disarmante.
La frase di Ennio Flaiano «Non chiedetemi dove andremo a finire perché già ci siamo» calza a pennello a questa situazione. Io aggiungerei che ci siamo fino al collo. E mentre la politica è impegnata a scannarsi per decidere chi poserà le natiche sulle poltre della Regione nei prossimi cinque anni, la sanità sanità sarda, che dalla politica avrebbe dovuto ricevere risposte e ben diverse attenzioni, si avvia verso il disastro. E i politici? Scaricano le colpe sui predecessori e non fanno differenza tra il cartone e il bronzo mentre vi atteggiano la faccia negando persino l’evidenza delle cose.