I lavori sono iniziati da alcuni mesi e dovrebbero essere ultimati nel 2024, quando la stazione delle Ferrovie dello Stato di Macomer, dovrà presentarsi con un nuovo volto e rispondere ai bisogni dell’utenza (a dire il vero un po’ scarsa) che per la mobilità crede ancora nel treno.
Doveva essere uno degli elementi fondamentali del nodo intermodale passeggeri di Macomer, ma negli ultimi vent’anni è diventato il simbolo e la facciata della decadenza nella quale Macomer si è infilata in caduta libera vent’anni fa.
L’intervento, interamente finanziato da Rete ferroviaria italiana, prevede l’esecuzione di lavori che dovrebbero rendere più accessibile e confortevole la stazione ai viaggiatori e interessa nove strutture in tutta la Sardegna, tra le quali quelle di Sassari, San Gavino, Oristano, Olbia, Iglesias, Carbonia e Decimo.
Scopo dei lavori «incrementare funzionalità e decoro, abbattere le barriere architettoniche, potenziare l’informazione al pubblico e migliorare l’accessibilità al treno».
Da anni chi entra nella stazione di Macomer avverte una sensazione straniante.
Impossibile chiedere informazioni.
La biglietteria è quasi sempre chiusa e i documenti di viaggio si possono acquistare solo alle macchinette automatiche o al bar.
Per un anziano che non lo sa è come trovarsi in un luogo sperduto. Di ferrovieri se ne vedono solo quando arriva o parte il treno.
Alcuni mesi fa, due francesi che non sapevano che un autobus sostitutivo avrebbe viaggiato al posto del treno fino a Oristano, sono rimasti in panchina ad attenderlo anche quando il pullman è partito dalla piazza all’esterno della stazione.
Il centro intermodale che avrebbe dovuto fare da raccordo e connessione tra i treni delle due stazioni e i pullman è rimasto un contenitore con un bar e svolge altre funzioni. Per il resto serve solo come fermata e capolinea per i pullman del trasporto locale.