La campanella del primo giorno dell’anno scolastico 2023-2024 è suonata giovedì in tutte le scuole della Sardegna.
A Macomer e nel Marghine l’attività è ripresa con i problemi di sempre e all’orizzonte altri che prenderanno corpo nel prossimo futuro, quando gli effetti della Caporetto demografica degli anni scorsi si faranno sentire sugli organici delle scuole.
La campanella che annuncia l’inizio delle lezioni suona a morto soprattutto per materne (oggi si chiamano scuola dell’infanzia, ma sono la stessa cosa), elementari (oggi primaria) e scuole medie inferiori (di primo grado per chi preferisce la nuova definizione), che nei prossimi anni avranno meno alunni e si rischia di veder ridurre il numero delle classi con conseguente riduzione degli organici e perdita di cattedre. In quadro è desolante da alcuni anni.
Metà dei dieci comuni del Marghine non hanno più la scuola media. Prima hanno chiuso a Dualchi e Noragugume, poi a Lei e Birori e infine a Bortigali.
Gli stessi comuni, tranne Bortigali dove c’è una pluriclasse, non hanno più la scuola elementare. Nel territorio sono ridotte all’osso anche le autonomie: due di scuola superiore a Macomer, due istituti comprensivi a Macomer e uno a Silanus, ma gestito in reggenza, l’anticamera della soppressione.
Gli scenari futuri non sono dei migliori.
A Macomer (dati Istat) nei primi cinque mesi (gennaio-maggio) del 2023 sono nati 11 bambini.
A giugno non ne è nato neanche uno.
Considerata la fuga dei giovani alla ricerca di lavoro, è da prevedere che non tutte le famiglie con figli in età scolare resteranno a Macomer.
Fra cinque o sei anni si riuscirà a mettere insieme una prima elementare, ma non sarà facile farne due.