È di questi giorni la notizia dell’utilizzo, per esempio a Nora, di visori virtuali durante le visite al sito archeologico dell’antica città fenicia.
Il visore virtuale è indispensabile quando il tempo ha trasformato eccessivamente i luoghi, fino a renderli tali da impedire ogni possibilità di immaginazione di come essi erano in principio.
Macomer è un paese ricchissimo di emergenze antiche nell’agro, che si rendono meno evidenti nell’abitato. Pochi sanno, per esempio, che il palazzo comunale insiste su un antico insediamento nuragico. Ancor di meno saprebbero ricostruire il percorso delle mura che proteggevano il fianco occidentale del borgo. Pochissimi saprebbero ricostruire il senso e la storia delle cappelle rurali, compresa quella ormai urbana di S.Maria ‘e sa Itria o quella del monte di S.Antonio.
Quando ci si trova in queste condizioni e si ha la fortuna di essere un paese altamente vocato a essere percepito come centrale rispetto all’intero territorio sardo, ciò che non si può più offrire in termini di fruizione diretta, lo si può proporre in termini di visione e di esperienza virtuale.
La virtual vision, però, richiede un progetto, richiede competenze non solo archeologiche, richiede un lavoro di équipe che è facilissimo da realizzarsi a Macomer data l’alta presenza di specialisti di settore. Si tratta solo di metterli insieme.