La domanda non manca, ma l’impianto non va in produzione.
I dipendenti dell’inceneritore che in attesa della riapertura sono stati impiegati dagli enti locali, con gravi disagi, perdite economiche e ritardi pesanti nel pagamento degli stipendi, sono scesi in campo con un sit in di fronte ai cancelli per richiamare l’attenzione della Regione, ente proprietario, e in particolare quella della politica, del tutto assente in questa vicenda anche durante il dibattito elettorale delle ultime consultazioni regionali.
Il nuovo inceneritore di Macomer, costato 52 milioni di euro, è un’assurdità senza spiegazione. Il nuovo impianto, ultimato da alcuni anni, non è mai entrato in funzione sia perché era in corso una procedura di messa in liquidazione per debiti, che è stata scongiurata, ma soprattutto perché non c’erano i soldi per farlo. Ieri gli operai hanno sostato di fronte ai cancelli dell’impianto per far capire a tutti in quali condizioni si ritrovano.
Non potranno bloccare lo smaltimento dei rifiuti perché a Tossilo, nonostante l’impianto nuovo ed efficiente, non ne arriva neppure una busta. Si smaltisce a costi altissimi altrove, naturalmente in discarica.
Oltre che senza stipendio, gli operai rischiano di rimanere senza futuro. Fino al 31 marzo, infatti, continueranno a lavorare per i comuni di Borore e Macomer, che se ne sono fatti carico in attesa della riapertura dell’impianto, soluzione che ha consentito loro di aver uno stipendio, anche se con con ritardi nel pagamento con tutti i disagi che ne derivano.
Dopo non si sa cosa accadrà. Non hanno certezze, neppure sul futuro dell’impianto dal quale teoricamente dipendono.
L’incertezza non consente di fare programmi di nessun genere. Non è difficile immaginare in quale stato d’animo vivano le loro famiglie che, per quanto possa essere necessario, non possono programmare neppure un investimento minimo.
Nell’assenza totale della politica, si sono rivolti al Prefetto, che ormai incarna il ruolo che dovrebbe competere ai politici: risolvere i problemi e coordinare gli interventi per risolverli.
Sotto certi aspetti è un salto in dietro nel tempo, più o meno al periodo post-unitario quando il prefetto era l’emanazione diretta del governo nel territorio, una specie di ministro plenipotenziario con competenze in tutta la provincia.
Il Prefetto ha convocato un incontro per mercoledì 13 marzo alle 10,30 anche con gli assessori regionali a Industria, Lavoro e Ambiente – che si spera partecipino – il commissario liquidatore del Consorzio industriale e i sindacati.
All’impianto di Tossilo non arrivano rifiuti da tre anni. Il nuovo termovalorizzatore, un gioiello di tecnologia e di efficienza, non è mai partito. Eppure i rifiuti da trattare non mancano. Manca la volontà di avvialo e molto ecologicamente, si preferisce conferire e smaltire in discarica. È come se in una grande spiaggia affollata dove non c’è un chiosco per le bibite e neanche un rubinetto dell’acqua potabile, sia stato realizzato un bel bar efficiente dotato di tutto, ma resti chiuso. Gli operai hanno lanciato anche un appello alla neo eletta presidente della Regione, Alessandra Todde, e alla politica: «Dateci un futuro, date una prospettiva al territorio». Finora non hanno avuto risposta.