“Riabitare la Sardegna” è il primo gruppo di esperti impegnato nell’analisi e nella soluzione di problemi complessi dell’isola dedicato alle comunità locali.
Uno spazio aperto nel quale cittadini, amministratori e società incontrano gli investitori e gli innovatori.
Alcuni comuni del Marghine hanno aderito da tempo a questo progetto, che inizia ad allargarsi in Sardegna coinvolgendo soprattutto i comuni più piccoli. Non è che nel Marghine ce ne siano di molto grandi.
Macomer, spesso chiamata città, è poco più di un paesotto, altrove sarebbe più o meno una frazione di un centro maggiore. Il gruppo, oggi in crescita, ha messo a disposizione competenze per far rinascere e rilanciare i paesi all’insegna del motto “piccoli ma belli”, e considera i piccoli centri, sempre più spopolati e senza servizi, «luoghi nei quali si può scegliere di vivere e lavorare». Il gruppo ha già promosso diverse iniziative.
La prossima è un incontro che si terrà a Tadasuni il 31 maggio. Alle ore 17 nelle vie del paese saranno inaugurate una serie di installazioni artistiche di ceramica e tecniche antiche collegate a una piattaforma multimediale internazionale.
Seguirà in Casa Pinna: “Idea di Sardegna”, conversazioni con Bachisio Bandinu che presenterà il libro “Domani è un altro Mondo. Dieci domande per la Sardegna che verrà”, e Graziano Milia col libro “Non mi giro dall’altra parte”. Dei temi dello sviluppo locale e di un progetto per il Marghine e Goceano, che per certi aspetti riprende un vecchio discorso interrotto tra gli anni Ottanta e Novanta, si è parlato nel corso di un incontro tenuto tempo fa a Lei da “Riabitare la Sardegna”. Le idee non mancano e sono di grande interesse. Per attuarle devono crederci anche le popolazioni.