Il numero più inquietante è 2050, quello dei disoccupati.
Lo ha fornito il gruppo consiliare di minoranza “Macomer 2030” nel corso di un incontro pubblico tenuto nell’ambito delle iniziative tese ad avviare un percorso partecipativo che riporti la gente a discutere e ad appassionarsi di politica come un tempo.
Non sarà facile, anche perché le modalità con le quali è selezionata la classe dirigente, stabilite dalle leggi elettorali, tagliano fuori i cittadini dalle scelte più importanti: le candidature e chi è eletto. Il resto lo fanno i partiti. All’elettore rimane la scelta tra questo o quello schieramento e a quel punto non sono pochi quelli che preferiscono starsene casa anziché andare a votare.
La concezione della politica alla Marchese del Grillo, «Io so’ io e voi…», ha allontanato i cittadini dal dibattito pubblico e dal voto. Anche a Macomer gli elettori hanno iniziato a disertare le urne.
La partecipazione alle ultime comunali, cioè elezioni locali che in genere sono le più partecipate, ha registrato un calo dell’affluenza 67,54% degli iscritti contro il 68,78% dei votanti alle elezioni precedenti di cinque anni prima.
“Macomer 2030” cerca di recuperare la fiducia della gente riportandola al dibattito e al confronto, anche con numeri crudi e brutali come quello della disoccupazione, che al suo interno racchiude altri numeri: quelli di chi cerca lavoro, di chi ha smesso di cercarlo dopo aver girato a vuoto per anni, di chi è in cassa integrazione, Naspi o reddito di cittadinanza.
Luca Pirisi, capogruppo in consiglio comunale di “Macomer 2030”, non parla per slogan, che è un tipo di comunicazione sorretto più da pathos che da contenuti spesso solo abbozzati, ma con i numeri, che non sono gli spifferi di un eterno malumore, ma schiaffi che provengono dalla realtà. I dati Istat parlano chiaro: a settembre Macomer contava 9334 abitanti. Di questi 919 hanno da 0 a 14 anni e 2691 da 65 a oltre 100 anni. Totale 3610 persone che non sono e non possono ancora entrare nel mondo del lavoro, quanto meno perché devono assolvere agli obblighi formativi, e 2691 che sono ormai fuori o stanno per uscirne perché anziani. Ne rimangono 5724. Quasi la metà sono disoccupati o cassintegrati. Gli altri sono persone che lavorano normalmente a tempo pieno, precari, casalinghe e persone che non cercano più un’occupazione e sfuggono quindi alla rilevazione. Nel corso dell’incontro è stato spiegato che Macomer è in piena caduta demografica proprio perché chi può se ne va e ad andarsene sono soprattutto i giovani che cercano lavoro altrove. Il gruppo “Macomer 2030” crede che questa tendenza si possa invertire, non certo nel breve periodo, anche perché la formula magica per farlo non ce l’ha nessuno, ma nel tempo e lavorando tutti alla ricerca di proposte e soluzioni. Anche per questo il tema del dibattito avviato con l’incontro dei giorni scorsi ha per titolo: “Strategie di rilancio di Macomer e del centro ovest della Sardegna”.