Nessuno sembra accorgersi di nulla, ma nel silenzio generale scoppiano nuovi casi di blue tongue in diverse zone della Sardegna ed ora anche a Macomer.
Non si sa se il sierotipo è una è una presenza nuova, quella che con un brutto termine inglese viene definita new entry, oppure se si tratta di una vecchia conoscenza più o meno contagiosa contro la quale si sarebbe potuto procedere con una efficace campagna vaccinale per impedirne la diffusione.
Sta di fatto che ormai i buoi sono scappati e con una Regione disattenta, più o meno come quando due anni fa’ è insorta ed è stata sottovalutata alla grande l’invasione di cavallette nella piana di Ottana, nessuno ha pensato a chiudere i cancelli del recinto.
Stando ai dati dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna, al 10 novembre i capi ovini morti a causa dell’infezione di lingua blu erano 355, tutti ovini. In base agli stessi dati i focolai accertati sono 75 mentre salgono a 1540 i casi.
Parlare di epidemia è forse eccessivo, ma poco ci manca.
All’inizio del mese i focolai attivi confermati erano 41 e 15 i sospetti, con centinaia di pecore infette e alcune decine di esemplari deceduti.
In dieci giorni l’infezione si è diffusa assumendo una nuova e diversa dimensione, e sono numeri destinati a crescere dato che il periodo di incubazione è di circa 2 settimane. Intanto è stato confermato dall’Istituto zooprofilatico sperimentale della Sardegna un focolaio di febbre catarrale degli ovini (blue tongue) in un’azienda zootecnica di Macomer.
Con un’ordinanza del sindaco sono stati disposti il sequestro dell’allevamento e l’adozione delle misure di prevenzione necessarie per impedire la diffusione dell’infezione. La malattia è trasmessa da moscerini che succhiano il sangue dei ruminanti. L’abbassamento delle temperature potrebbe essere un alleato dei vaccini in quanto il freddo rende gli insetti inattivi.