I dati Istat dicono chiaramente che in Sardegna le situazioni di povertà sono in aumento e il “XVIII Report su povertà ed esclusione sociale dall’osservazione delle Caritas della Sardegna” presentato nei giorni scorsi lo conferma.
Il centro Sardegna, che comprende il Marghine e l’area che fa capo a Macomer, rispecchiano la situazione generale.
I dati, però, fotografano solo parzialmente una realtà più complessa che in parte sfugge alla statistica e all’osservazione delle associazioni parrocchiali, che per quanto attive non riescono a penetrare i dettagli di una società nelle cui pieghe si celano poveri che nascondono per pudore la condizione di grave disagio economico nella quale vivono, non chiedono e non ricevono.
In Sardegna nel 2022 la soglia di povertà assoluta è stimata pari a 1.393,25 euro, nell’ipotesi di una famiglia composta da padre, madre e figlio minore con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, residente in un comune con meno di 50.000 abitanti, praticamente tutti i comuni della Sardegna centrale.
A livello nazionale la percentuale di famiglie in condizioni di povertà assoluta pari all’8,3% delle famiglie residenti.
La Sardegna, col 15,3%, si colloca al 7° posto in senso decrescente fra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà. Una percentuale identica, con piccole variazioni decimali, si riscontra anche nel centro Sardegna. In termini numerici assoluti, comunque, le situazioni di maggior disagio sono soprattutto a Macomer, mentre incidono di meno nei paesi dove la rete parentale e delle amicizie riesce in parte ad attenuarne gli effetti.
La Caritas non riesce a mettere a fuoco tutte le situazioni di disagio, anche perché non ha i mezzi ne gli strumenti per farlo.
Per guardo riguarda la Sardegna centrale l’immagine definita dal rapporto è soprattutto quella che emerge dalle rilevazioni del centro di ascolto di Macomer, che rileva solo in piccola parte quello presente nei comuni della zona.
Le persone che si sono rivolte al centro di ascolto sono in maggioranza donne, mentre in passato prevalevano gli uomini, e una su due sono quarantenni o cinquantenni. Si tratta di gente che ha perso il lavoro e non ha fonti di sostentamento, di donne separate che non hanno reddito e non ricevono aiuto adeguato dall’ex coniuge. Sono molte le persone che non riescono a pagare l’affitto di casa e le bollette, altrettanto numerose quelle che non riescono a mettere assieme i soldi per la spesa quotidiana (alimentari e generi per la pulizia). A questi si sommano gli anziani soli e non del tutto autosufficienti che vivono col reddito di pensioni inferiori ai mille euro con i quali quali devono pagare le bollette elettriche, acqua, bombole del gas, legna, pellet o gasolio per riscaldare la casa e vanno in crisi quando si presenta una spesa extra che non riescono a far entrare nel bilancio.