Il sindaco distratto C’è il rischio che il sindaco di Macomer trasformi in gazzarra campanilistica (cosa che gli riesce benissimo, come se rispondesse a una vocazione) la battaglia per la linea ferroviaria Macomer-Nuoro, sulla quale vuole far dimenticare di essersi distratto perché stava pensando ad altro, per esempio come pagare un addetto stampa per fare un comunicato al giorno su ogni suo starnuto, o come reclutare un Segretario comunale pagandolo l’ira di Dio o come riaprire il cinema Costantino a Macomer quasi raddoppiando i costi del servizio precedente e affidando alla segretaria comunale la ricerca della soluzione amministrativa – un po’ rabberciata e esposta al danno erariale – capace di superare il conflitto di interessi tra l’Amministrazione e i privati, peraltro rappresentati nella sua Giunta.
La predilezione cagliaritana per la gomma La linea ferroviaria Macomer Nuoro è, insieme, infrastruttura e storia e come tale anche luogo di scontro di visioni dello sviluppo territoriale.
Bisogna partire da una consapevolezza: l’Arst, l’azienda regionale, sente nel suo DNA una predilezione per il trasporto su gomma rispetto a quello su rotaia. Ciò nasce dal fatto che essa nasce su gomma..
Nata nel 1970 con apposita legge regionale, ebbe il compito di occuparsi dei trasporti extraurbani e suburbani tramite autobus, affiancandosi alle autolinee gestite dalle concessionarie ferroviarie (allora Ferrovie dello Stato, Ferrovie della Sardegna (più note nel Marghine come Ferrovie complementari), Ferrovie Meridionali della Sardegna).
Nei primi anni 2000 prese vita il progetto voluto dalla Giunta Soru di creare un unico soggetto regionale che si occupasse della gestione dei trasporti pubblici sia su ferro che su gomma, portando avanti parallelamente l’iter di regionalizzazione delle gestioni governative di Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde. Alla fine del 2007 vide la luce l’ARST SpA (di proprietà della Regione) che inglobò Ferrovie della Sardegna e Ferrovie Meridionali Sarde. Il progetto voleva efficientare la gestione amministrativa dei trasporti, mantenendone la differenziazione. Nei fatti, però, il managment e tutte le direzioni politiche, privilegiarono il gommato, in ragione del numero dei passeggeri. Più passeggeri sui pullmann, più pullman, più pullmann più passeggeri, in un circolo vizioso privo di qualsiasi visione.
Gli investimenti sulla Macomer Nuoro Per quanto riguarda la linea a scartamento ridotto Macomer Nuoro (nata nel 1888 per collegare Bosa con Macomer e Macomer con Nuoro) essa gode e ha goduto (soprattutto dopo i tragici eventi del 15 giugno 2007, quando morirono tre persone in uno scontro tra due treni), di finanziamenti imponenti (50 mln di euro + 12,6 mln di contributo statale) per l’ammodernamento del tracciato, per la posa della fibra ottica e dei sistemi automatizzati di controllo e sicurezza, per l’acquisto dei nuovi treni e per la nuova officina di Macomer. Sotto la Giunta Pigliaru vennero acquistati nuovi treni (frequentemente rotti) e venne finanziata l’officina regionale per i pullmann (non ancora realizzata per la durata infinita delle indagini sulla presenza di residuati bellici nell’area interessata): l’obiettivo era utilizzare la centralità di Macomer e il sapere operativo accumulato in più di un secolo di attività.
Il problema è proprio questo: riappropriarsi di una visione, non scivolare in una rivendicazione di campanile. Macomer non si salva con l’orgoglio di luogo; si salva con visione, pianificazione e programmazione. Servono idee grandi per contrastare gli egoismi locali.
Comincio a ricordare alcune cose. Per lo sviluppo e l’integrazione delle reti di mobilità, a fine 2022 è stato sottoscritto un Protocollo di Intesa tra MIT, Regione Sardegna, società RFI e ANAS con l’obiettivo di integrare l’infrastruttura regionale con quella statale, creando una rete di trasporto più moderna, interconnessa e accessibile (v. risposta del governo alla interrogazione on. Ghirra del 9 marzo 2023). Sviluppi? Tutto tace.
Ad oggi non risulta completata la posa della fibra ottica, il materiale rotabile in servizio è inaffidabile (i nuovi treni, quando non sono in riparazione non garantiscono la copertura di tutte le corse per le quali non si può fare a meno delle vecchie littorine). Cosa ci fanno ancora imballati nel deposito all’aperto a Pratosardo gli strumenti per rendere la linea più sicura e efficiente?
Sono bloccati i lavori di realizzazione della nuova officina di Macomer (nonostante la giunta comunale avesse variato il piano urbanistico fin dal 2016) ed ancora interrotta la linea turistica del trenino verde Macomer Bosa, danneggiata dall’incendio del Montiferru di due anni fa. Questa è una vergogna insopportabile. È pura incuria, pura indifferenza.
In pratica, le conseguenze derivanti dai mancati lavori di infrastrutturazione della linea Macomer Nuoro fanno lievitare i tempi di percorrenza ad 1 ora e mezza.
Basterebbero pochi accorgimenti per restituire alla tratta un minimo dì competitività.
Ad esempio completare il piano di rettifica del tracciato progettato negli anni 90 e che, nonostante sia stato realizzato solo in parte, ha comportato una riduzione dei tempi di percorrenza di 10/15 minuti.
I 12.6 milioni di fondi statali ben potrebbero servire allo scopo.
Ma soprattutto altrettanto importante sarebbe richiamare Arst al proprio impegno ed imporle la fine urgente dei lavori in corso e che sono inspiegabilmente bloccati. Questo dovrebbe fare un sindaco e, se lo facesse, avrebbe anche il nostro sostegno.