L’abusivismo edilizio a Macomer non è di casa, in tutti i sensi. Nell’ultimo decennio le violazioni si possono contare sulla dita di una mano e riguardano piccole difformità su altezze e le cubature o sulle aperture, ma niente di più. Il territorio comunale è indenne da abusi edilizi perché negli anni passati si è usato il pugno di ferro contro le violazioni delle norme che regolano la materia, ma anche e soprattutto perché negli ultimi 15 anni si è costruito poco e l’edilizia, settore un tempo fiorente, è entrata in crisi. Molte imprese del comparto hanno cessato l’attività e diverse sono state costrette cercare lavoro altrove. Solo negli ultimi due anni qualcosa si è mosso grazie agli incentivi dei bonus e superbonus che hanno consentito ai proprietari di case di rifare le facciate e di sistemare i tetti.
Un po’ dovunque nelle vie cittadine sono spuntate impalcature per lavori edili esterni alle abitazioni che erano un ricordo del passato e una presenta rara negli ultimi dieci anni. Trattandosi di interventi super controllati che non consentivano di andare oltre quanto autorizzato, pena la perdita dei finanziamenti, non ci sono state violazioni o abusi.
Mentre la Sardegna è considerata sesta regione in Italia per numero di casi abuso edilizio (prima la Calabria) Macomer resta un’isola felice. Il fenomeno era quasi assente anche in passato, quando al massimo accadeva che qualcuno costruisse una casa abusiva in campagna ampliando un vecchio locale costruito per gli attrezzi o una vecchia stalla. Poi più niente, anche perché l’edilizia si è fermata.
Giusto per avere un’idea dell’andamento del settore, negli anni del boom economico si è costruito alla grande: 434 nuove costruzioni nel decennio 1961-1970 (43,4 case nuove all’anno) e 437 nel 1971-1980. Si è continuato a costruire anche nel decennio successivo: 326 nuove case (32,6 case nuove all’anno). Poi la tendenza si è invertita: 162 nuove case nel 1991-2000 e 142 nei dieci anni seguenti (14,2 case nuove all’anno).