Sarà costituita una fondazione per gestire e valorizzare le tratte del Trenino verde.
Quello che viaggia (viaggiava, per essere precisi) sulla linea Macomer-Bosa, intanto, resta fermo in stazione a Macomer nonostante la cooperativa Esedra avesse già venduto pacchetti di biglietti alle agenzie turistiche nazionali e internazionali.
Sfumano anche i mesi di settembre e ottobre perché i lavori di ripristino della linea nel tratto iniziale tra le cantoniere n. 1 e n. 2, non sono mai partiti.
L’Arst ne aveva annunciato l’imminente avvio ai primi di luglio.
In due mesi non è stata mossa neppure una traversina, forse neppure un ciottolo della massicciata di pietrisco sulla quale poggiano le traverse.
La ferrovia è stata danneggiata dall’acqua di un violento nubifragio che si abbattè su Macomer ai primi di giugno.
A questo punto è difficile fare previsioni sui tempi di ripristino. Si spera più snelli di quelli dei lavori sul tratto Tresnuraghes-Bosa Marina, danneggiato nell’estate 2021 da un incendio che bruciò le traversine in legno.
Quel tratto è ancora chiuso.
Per non parlare di quello tra Bosa Marina e Bosa, chiuso definitivamente da anni dopo che la ferrovia è franata nel fiume.
Intanto, per volere della Regione, nascerà una fondazione, con sede a Sassari, che si occuperà del trenino verde e avrà un presidente, una giunta esecutiva, l’assemblea di partecipazione e il revisore dei conti.
I vagoni del treno hanno i sedili, la fondazione avrà anche poltrone e sofà.