Nel 1988, su tre alberghi a Macomer si contavano 255 posti letto, gran parte dei quali concentrati nel Motel Agip.
Trentacinque anni fa una capacità ricettiva di queste dimensioni aveva un senso perché dava risposta al grande afflusso di persone, molte delle quali dalla penisola, in occasione dei giuramenti mensili delle reclute del Car, che per quattro o cinque giorni facevano registrare il tutto esaurito. Oggi gli alberghi sono tre (il Motel ha chiuso e cambiato destinazione) e i posti letto sono 53.
A questi si aggiungono 11 letti di una struttura affittacamere, e 21 ripartiti su tre bed & breakfast, particolare forma ricettiva che consiste nell’offrire la possibilità di dormire e di fare al mattino la prima colazione.
Della grande ricettività di Macomer rimane poco, e d’altronde non avrebbe più un senso dato che non c’è più il grande movimento di persone legato al Car e ai giuramenti del centro addestramento reclute, finiti con la fine della leva obbligatoria, o dei tecnici e dirigenti delle industrie che operavano nel territorio, finite anche queste.
Un incremento della residenzialità alberghiera è stata prodotta dal Centro di Permanenza per i Rimpatri (il Cpr) in virtù della necessità per il personale di polizia coinvolto di risiedere in città.
Non si può parlare neppure di possibilità legate al movimento turistico perché a Macomer è poca cosa. L’unica politica di attrattività turistica è quella prodotta dalla cooperativa Esedra.
Poco più che un paesotto, il centro del Marghine non è più neppure luogo di passaggio.
La 131 lo ha tagliato fuori da anni e lo snodo ferroviario si limita al transito di pochi passeggeri, mentre le merci in Sardegna viaggiano da anni solo su gommato.