Fra un po’ saranno passati dieci anni da quando la Regione Sardegna volle e deliberò di realizzare a Macomer l’officina e il deposito per i pullman e i treni della tratta Macomer-Nuoro, quella esistente ma giudicata una Cenerentola dalla Confindustria nuorese a favore di quella, inesistente, a scartamento ordinario da Nuoro a Olbia.
L’idea, erano gli anni del vilipeso Pigliaru, era di radicare nel capoluogo del Marghine un’officina che oltre a produrre ricchezza per l’azienda, producesse e mantenesse saperi nel territorio, investito anche dall’innovazione tecnologica dei nuovi treni che è durata lo spazio di una stagione.
Che cosa ha bloccato il progetto? La degenerazione burocratica italiana e un po’ di distrazione di massa dagli obiettivi importanti, che hanno bisogno di attenzioni e cure.
Vediamo i tempi
Novembre 2015-novembre 2016 Regolarizzazione urbanistica delle aree, conclusa con la deliberazione del consiglio comunale di adozione della variante urbanistica, Vas della Provincia e parere di conformità del Comitato Tecnico Regionale (a maggio 2017).
Giugno 2016 – maggio 2017: l’Arst fa la sua parte:
– giugno 2016: relazione storico architettonica finalizzata alla verifica dell’interesse culturale per la demolizione di un immobile;
– febbraio 2017: affidamento del servizio di Bonifica Bellica Sistematica Terrestre;
– marzo 2017: affidamento di servizi attinenti all’archeologia;
– aprile 2017 l’affidamento di servizi attinenti alla geologia, alla geotecnica e a indagini in situ;
– maggio 2017: affidamento dei lavori di demolizione dell’immobile;
Gennaio 2018 – agosto 2019 sgombero delle aree interessate.
Agosto 2019 affidamento dei lavori di Bonifica Bellica a una società con sede in provincia di Caserta, scelta tra quelle individuate dal Ministero della Difesa.
Qui si ferma tutto.
Perché?
Perché c’è troppo ferro in superficie, di cui non si era tenuto conto nel bando, che richiedono attività di scavo cauto.
Arriva la pandemia.
I prezzi salgono. Il valore della bonifica bellica sale del 50%.
Il finanziamento a suo tempo stanziato diviene insufficiente. Serve 1,3 milioni di euro in più oltre quello già impegnato di 2,5 milioni di euro.
L’Arst confida di predisporre il nuovo progetto di fattibilità tecnico-economica entro settembre di quest’anno.
Intanto, mancano 1,3 milioni di euro.